Proroghe e rinnovi contratti a tempo determinato: come funzionano e quando convengono

In precedenza, abbiamo visto cos’è e come funziona il CCNL, come si fa a scegliere quello giusto e quando si può cambiare. Ora entriamo nel dettaglio del rapporto individuale tra datore di lavoro e dipendente: parliamo di come sono regolati i contratti a tempo determinato, come funzionano le proroghe e i rinnovi contratti, quando sono convenienti per le aziende e come scegliere la soluzione contrattuale più soddisfacente per entrambe le parti.

Leggi gli articoli precedenti:

Cosa sono i contratti collettivi nazionali

Come scegliere il contratto collettivo CCNL

Come cambiare contratto nazionale di lavoro CCNL

Il contratto a tempo determinato, cos'è e come cambia nel 2021. Regole per proroghe e rinnovi contratti

Contratto a tempo determinato: cosa cambia con il decreto Dignità

Il decreto Dignità entrato in vigore nel 2018 ha contribuito a cambiare la disciplina dei rapporti di lavoro, con l’obiettivo di incentivare la stabilità lavorativa. Modificando in parte la norma precedente del Jobs Act, il decreto Dignità ha voluto favorire il ricorso ai contratti a tempo indeterminato, stabilendo che, in presenza di determinate condizioni, il lavoratore a tempo determinato ha il diritto di passare al tempo indeterminato.

Inoltre, ha stabilito anche le regole per proroghe e rinnovi contratti: ha ridotto la possibilità di ricorrere alle proroghe nei contratti a termine e ha introdotto le causali per giustificare la presenza di un contratto a tempo determinato di oltre 12 mesi. Il contratto a termine con una durata superiore a 12 mesi, in assenza delle motivazioni previste dalle causali, si trasforma in tempo indeterminato.

Per incentivare i datori di lavoro a scegliere i contratti a tempo indeterminato e ridurre l’utilizzo dei contratti a termine, il decreto Dignità ha introdotto alcune novità. Vediamo i punti principali:

  • Il contratto a tempo determinato ha una durata massima di 24 mesi comprensivi di proroghe (invece di 36 mesi)
  • Per i contratti di durata superiore a 12 mesi è obbligatorio indicare le causali, ovvero le motivazioni per cui si sceglie il contratto a termine
  • Sono ammessi al massimo 4 rinnovi (in precedenza erano 5)
  • Sono consentite al massimo 4 proroghe, alla 5° si trasforma automaticamente in contratto a tempo indeterminato
  • Deve esserci il consenso del lavoratore
  • È previsto un contributo addizionale dello 0,5% per il rinnovo dei contratti a tempo determinato
  • Il licenziamento, se non è motivato da giusta causa o da ragioni oggettive, comporta un’indennità per il lavoratore da un minimo di 6 a un massimo di 36 mesi. L’indennità è calcolata sull’ultima retribuzione di riferimento per il TFR ed è soggetta a contribuzione.

Proroghe e rinnovi contratti a tempo determinato

Un rapporto di lavoro è comunemente regolato dal contratto a tempo indeterminato, che non prevede una data di scadenza. Esistono e sono utilizzate con frequenza anche molte altre tipologie contrattuali, che prevedono il rispetto di precisi limiti e una data di scadenza.

I contratti a tempo determinato si applicano quando il datore di lavoro ha l’esigenza di assumere personale temporaneo e non stabile. Il rapporto di lavoro termina quando si giunge alla data di fine contratto, senza che il datore di lavoro licenzi il dipendente o che questi presenti le dimissioni. Il contratto a termine può avere una durata massima di 24 mesi comprensivi di proroghe, e può essere prorogato o rinnovato fino a 4 volte.

Nel caso in cui il datore di lavoro abbia la necessità di proseguire il rapporto di lavoro per un periodo di tempo successivo alla scadenza del contratto, può avvalersi della proroga del contratto oppure del rinnovo. Vediamo quali sono le differenze tra queste due possibilità e quando si possono applicare.

Proroga del contratto a tempo determinato

Cos’è la proroga del contratto

La proroga è un allungamento del contratto a termine, consiste nello spostare la scadenza dalla data prevista ad un periodo futuro. Il rapporto di lavoro regolato dal contratto non termina, ma prosegue alle stesse condizioni e la scadenza slitta in avanti nel tempo.

Facciamo un esempio: un ristorante assume un dipendente per il periodo estivo, dal 1° giugno al 31 agosto. Al momento della scadenza, il datore di lavoro decide di proseguire il rapporto e prolungare il contratto per un altro mese, data l’affluenza di turisti. Così facendo, la scadenza del contratto viene spostata al 30 settembre.

Quante volte si può prorogare un contratto a tempo determinato?

La legge stabilisce dei limiti precisi, perché un contratto non si si può prorogare all’infinito. Si prevede che un contratto abbia una durata massima e un numero massimo di proroghe ammesse.

1. Durata massima del contratto

Un contratto a termine con un dipendente può avere una durata massima di 12 mesi, comprensivi di proroghe. La proroga è libera solo nei primi 12 mesi della durata del rapporto di lavoro. La durata massima può essere elevata fino a raggiungere 24 mesi di collaborazione continuativa con lo stesso dipendente per la stessa mansione lavorativa, se si verifica almeno una di queste causali:

  • Necessità temporanee e oggettive, estranee all’attività produttiva ordinaria
    (ad esempio, la produzione di una nuova linea di prodotti in via sperimentale);
  • Sostituzione di altri lavoratori;
  • Necessità connesse ad incrementi di lavoro temporanei e non programmabili
    (ad esempio, un negozio che deve svendere tutta la merce in magazzino entro una data precisa; o un’attività turistica che resta aperta più a lungo del previsto grazie al bel tempo).

In assenza di queste causali, se il rapporto di lavoro viene prorogato per più di 12 mesi, si trasforma automaticamente in contratto a tempo indeterminato alla data di superamento dei 12 mesi.

2. Numero di proroghe ammesse

Il contratto di lavoro può essere prorogato al massimo 4 volte, sempre restando nei limiti dei 12 mesi, o dei 24 mesi se è presente almeno una delle causali.

Quante volte si può prorogare un contratto a tempo determinato? - Consulenti del lavoro

Cosa si intende per rinnovo contratto

Il rinnovo è la sottoscrizione di un nuovo contratto a termine dopo la scadenza del primo, tra lo stesso datore di lavoro e lo stesso dipendente, per la stessa mansione lavorativa. Il nuovo contratto è uguale al precedente in tutto per tutto: categoria legale, livello di inquadramento, mansione e retribuzione.

Il rinnovo può avvenire subito dopo la data di scadenza del primo contratto, ma anche dopo anni se le condizioni del rapporto di lavoro restano le medesime.

Quanti rinnovi di contratto a tempo determinato si possono fare?

Similmente alla proroga, anche il rinnovo ha dei limiti stabiliti dalla legge.

1. Causali per i rinnovi contratti:

Il rinnovo deve essere motivato dalle stesse causali che valgono per la proroga oltre i 12 mesi:

  • Esigenze temporanee e oggettive, estranee all’attività produttiva ordinaria;
  • Sostituzione di altri lavoratori;
  • Esigenze connesse ad incrementi di lavoro temporanei e non programmabili.

2. Durata massima:

I rinnovi contratti non possono superare i 24 mesi complessivi, considerando tutti i periodi lavorativi determinati dal primo contratto all’ultimo rinnovo, escludendo i periodi di interruzione tra un contratto e l’altro. Va conteggiata quindi la durata complessiva dei rapporti di lavoro: se si supera il limite dei 24 mesi, il contratto si trasforma in tempo indeterminato a partire dalla data del superamento.

3. Numero di rinnovi ammessi:

Il contratto di lavoro può essere rinnovato al massimo 4 volte, senza superare i 24 mesi previsti.

Consulenza sui rinnovi contratti

Che differenza c’è tra proroga e rinnovo?

La differenza tra proroga e rinnovo nei contratti a termine riguarda soprattutto i costi a carico dell’azienda. Per il datore di lavoro, la proroga ha un costo inferiore rispetto al rinnovo.

La proroga comporta un contributo addizionale dell’1,4% dovuto all’INPS sulla retribuzione imponibile del dipendente a tempo determinato, che serve per finanziare l’indennità di disoccupazione NASPI. Questo contributo rimane fisso all’1,4% per tutti i 24 mesi della durata del contratto (se il rapporto di lavoro prosegue senza stacchi).

Il numero di proroghe non influisce sull’importo del contributo, purché non si oltrepassino i 24 mesi.

Per il rinnovo invece funziona diversamente. Si prevede ugualmente un contributo addizionale da destinare all’INPS, ma in questo caso aumenta dello 0,5% ad ogni rinnovo.

Quindi il datore di lavoro dovrà pagare:

  • 1,4% per il primo contratto a termine
  • 1,4% + 0,5% = 1,9% per il primo rinnovo del contratto
  • 1,9% + 0,5% = 2,4% per il secondo rinnovo
  • 2,4% + 0,5% = 2,9% per il terzo rinnovo

Il contributo cresce ad ogni rinnovo, perciò il datore di lavoro si trova ad affrontare un costo ulteriore, da versare con modello F24 assieme agli altri contributi INPS.

Proroghe e rinnovi contratti a tempo determinato, i costi a carico dell'azienda

Quando scatta l’assunzione a tempo indeterminato?

Sopra abbiamo visto quali sono i termini per la proroga o il rinnovo del contratto, ora vediamo in quali casi invece il contratto a termine si trasforma in tempo indeterminato.

1. Mancato rispetto dei tempi cuscinetto “Stop and Go”.

Alla scadenza del contratto a tempo determinato, è necessario attendere un lasso di tempo prima di stipulare un nuovo contratto:

  • 10 giorni per i contratti della durata inferiore a 6 mesi;
  • 20 giorni per i contratti della durata superiore a 6 mesi.

Se il rapporto di lavoro dovesse continuare senza rispettare i giorni di pausa previsti, il contratto a termine viene automaticamente convertito in tempo indeterminato.

2. Mancata indicazione della causale.

Per i contratti a termine della durata superiore a 12 mesi è obbligatorio indicare la causale, vale a dire le motivazioni che giustifichino il ricorso al contratto a tempo determinato. È necessario indicare le causali anche per i rinnovi e le eventuali proroghe, se comportano un rapporto di lavoro della durata superiore ai 12 mesi.

Le causali ammesse sono:

  • Ragioni temporanee ed oggettive, estranee all’attività ordinaria
  • Necessità di sostituzione
  • Esigenze legate ad incrementi temporanei e non programmabili dell’attività lavorativa.

Se non è presente almeno una di queste causali, il contratto a termine non può essere prorogato oltre i 12 mesi e si trasforma in contratto indeterminato.

3. Indicazione della causale generica o imprecisa.

La causale indicata per la proroga non deve essere generica né confusa o contraddittoria. Non si può scrivere copiando il testo della normativa, ad esempio “ragioni temporanee ed oggettive”, ma bisogna specificare le motivazioni reali con precisione.

In caso di indicazione generica o confusa, la causale viene considerata inesistente come se non fosse stata indicata e, anche in questo caso, il contratto a termine viene convertito direttamente in contratto indeterminato.

4. Indicazione della causale non veritiera.

La causale deve essere indicata in modo corretto e, naturalmente, deve anche essere veritiera. Il datore di lavoro ha l’obbligo di dimostrare che la proroga del contratto a termine dipende da una ragione reale e non dalla sola convenienza economica: se la causale è la sostituzione di un lavoratore in malattia, bisogna indicare il nominativo; se la causale è legata ad un incremento lavorativo temporaneo, va indicata la data di fine contratto.

Rinnovi contratti a tempo determinato: Quando scatta l'assunzione a tempo indeterminato? Consulenti del lavoro

Conclusioni

La proroga e il rinnovo dei contratti a termine sono regolati dalla legge, con lo scopo di favorire la stabilità lavorativa e garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori. In assenza delle causali o al superamento dei limiti temporali massimi previsti, il contratto a termine si trasforma in tempo indeterminato.

Con le nuove normative, il contratto a tempo indeterminato è spesso più conveniente per il datore di lavoro, che viene così incentivato ad assumere personale fisso.

Alle aziende che devono capire quale tipo di contratto sia più adatto ai propri dipendenti, è sempre consigliato sottoporre la propria situazione ai consulenti del lavoro. Dopo aver analizzato in modo dettagliato le condizioni dell’attività, il consulente individuerà la soluzione contrattuale più soddisfacente per il datore di lavoro e per i dipendenti.


Scritto da Anpit Piemonte

Aggiornato il 12 Ottobre 2021


Approfondimenti utili

Il contratto a tempo determinato: guida 2021

Rinnovi e proroghe di contratti a termine senza obbligo di causale

INPS – Circolari, Messaggi e Normativa

INPS – Risorse Elettroniche

Dl Rilancio: i chiarimenti INPS sulla cassa integrazione

La cassa integrazione è un labirinto per le aziende: 26 circolari Inps per trovare la via d’uscita

Congedi COVID-19: pubblicata la Circolare INPS

INPS: COVID-19 – la circolare in materia di Ammortizzatori Covid

INPS: Circolare n. 2/2021 Congedo straordinario per figli minori di 14 anni in DAD nelle Zone rosse

Circolare INPS – Direzione Centrale Pensioni, Direzione Centrale Inclusione Sociale e Invalidità, Civile, Direzione Centrale Tecnologia, Informatica e Innovazione – 23 settembre 2020. n. 107

Invalidità civile: circolari e messaggi INPS

Circolare INPS Archivi – Bollettino adapt

Decreto Sostegni: proroga degli ammortizzatori sociali COVID-19, del blocco dei licenziamenti e della deroga in materia di rinnovi e proroghe dei contratti a termine

Nuove deroghe a proroghe e rinnovi dei contratti a termine nella legge di bilancio

Rispondi