Quali sono i costi legati al lavoro per un’impresa? Il datore di lavoro come può ottimizzare il costo del personale? Cos’e il cuneo fiscale?
Nel bilancio di un’impresa il costo del personale dipendente è una delle voci più onerose che incidono sul fatturato. Per far fronte a tale spesa, spesso le aziende ricorrono alla riduzione del personale per abbassare i costi e liberare delle risorse. Purtroppo questa soluzione nel lungo periodo si rivela controproducente perché porta l’azienda ad essere meno competente e meno competitiva sul mercato e addirittura mina alla sopravvivenza dell’azienda stessa.
Come si può fare per ottimizzare il costo del personale senza tagliare i dipendenti o il loro salario?
Cercheremo di rispondere in questo articolo.
Per prima cosa analizziamo quali sono i costi legati al lavoro per un’impresa, poi capiremo in che modo il datore di lavoro può riuscire a risparmiare andando a ridurre il cuneo fiscale e senza intaccare lo stipendio del dipendente.

Costo del lavoro: cosa significa
Il costo del lavoro in Italia è tra i più elevati in Europa, può rappresentare fino al 70% della spesa aziendale complessiva. Il costo comprende sia la retribuzione mensile del dipendente, sia le imposte e i contributi a carico del datore di lavoro. In questa voce rientrano anche i costi accessori per tutte le attività connesse al lavoro.
Il costo del lavoro si suddivide in spese fisse, spese variabili e spese straordinarie.
Vediamo nel dettaglio ognuna di queste componenti, poi capiremo come è possibile intervenire per ridurre una parte della spesa complessiva.
1. Costi fissi periodici
Si tratta dei costi che l’impresa deve sostenere regolarmente, indipendentemente dal tempo-lavoro impiegato dal dipendente. Rientrano in questa voce i ratei della tredicesima, i ratei del TFR, i giorni non lavorativi retribuiti, le ferie, i permessi non fruiti (che quindi devono essere pagati), i giorni di malattia. A questa sezione appartengono anche i costi amministrativi per la gestione del personale.
2. Costi variabili
Questi comprendono il salario del dipendente, il compenso per gli straordinari, i contributi sociali obbligatori a carico del datore di lavoro.
I contributi si dividono in previdenziali, cioè versati dall’azienda direttamente all’ente previdenziale ai fini di ottenere la pensione, o assistenziali, cioè versati all’INPS o all’INAIL per assicurare il dipendente in caso di infortuni sul lavoro, malattia, invalidità.
Questo onere contributivo grava sia sul dipendente, con una trattenuta sulla retribuzione lorda mensile, sia sul datore di lavoro. L’insieme degli oneri fiscali e contributivi è detto cuneo fiscale.
3. Costi straordinari
Sono i costi che l’azienda deve sostenere solo una volta per ogni dipendente. Si tratta dei costi di assunzione (intesa come la selezione del personale, la pubblicazione di annunci, i colloqui. Vi rientrano anche i costi per i corsi
di formazione e aggiornamento del personale assunto. In questa voce troviamo anche i costi di licenziamento, da versare al termine del rapporto di lavoro, soprattutto se il contratto prevede delle norme di protezione dell’impiego che rendono costoso il licenziamento.
Il costo del lavoro è dato dalla somma delle retribuzioni lorde dei lavoratori e dei contributi sociali a carico dei datori di lavoro.
Cosa si intende per costo del personale?
La spesa per il personale dipendente rappresenta la parte più consistente dei costi di produzione.
Nei contratti di lavoro a tempo indeterminato, la spesa per ogni dipendente è composta da:
- Stipendio netto
- Contributi previdenziali a carico del dipendente (INPS)
- Imposte a carico del dipendente
- Contributi a carico dell’impresa (INPS, INAIL, TFR)
- Costi intermedi connessi al lavoro (corsi di formazione, corsi di aggiornamento)
L’insieme di tutte queste componenti costituisce il costo del lavoro di ogni dipendente.
Il rapporto tra il costo del lavoro e la somma delle ultime 4 voci (relative ai contributi sociali e alle imposte) è detto cuneo fiscale. La somma delle 4 voci è chiamata ampiezza del cuneo fiscale.

Come si calcola il costo di un dipendente
Il costo di un dipendente dipende da vari fattori. La spesa non coincide con lo stipendio netto riportato nella busta paga mensile, ma comprende altri costi: retribuzione annua lorda (RAL), i contributi INPS e INAIL a carico dell’azienda, la Tredicesima, il TFR, più tutti gli eventuali costi accessori, ad esempio quelli per le trasferte di lavoro e per l’attrezzatura indispensabile allo svolgimento della mansione.
A tutti questi costi, che sono relativi al singolo dipendente, bisogna aggiungere anche la spesa per la gestione amministrativa e fiscale.
Quanto costa un dipendente a tempo indeterminato full time
Facciamo un esempio pratico.
Per prima cosa dobbiamo calcolare la RAL, cioè la somma di tutti gli stipendi lordi annuali + la tredicesima. Ipotizziamo uno stipendio lordo mensile di 1.800 €.
Calcoliamo la RAL:
1.800 € x 13 = 23.400 €
Ora calcoliamo i contributi sulla retribuzione a carico dell’azienda, che in questo esempio fissiamo alla quota del 30%:
23.400 € x 30% = 7.020 €
Infine, calcoliamo la quota da accantonare per il TFR. Dobbiamo prendere la retribuzione annua lorda e dividerla per 13,5 mensilità:
23.400 € : 13,5 = 1.733 €
La somma di tutte le cifre ricavate costituisce il costo di un dipendente a tempo indeterminato full time:
23.400 € + 7.020 € + 1.733 € = 32.153 €

Quanto costa di contributi un dipendente
Confrontiamo il costo del lavoro nel suo complesso con lo stipendio netto percepito dal dipendente.
Nel 2015 il costo del lavoro in media era vicino ai 32.000 €. Il lavoratore percepiva uno stipendio netto annuale di 17.270 € (fonte Confindustria).
Quindi la retribuzione netta in busta paga rappresenta poco più della metà della retribuzione lorda (54%).
Basandoci su questi dati realistici, possiamo calcolare la differenza tra stipendio lordo e netto:
32.000 – 17.270 = 14.729 €
Pari al 46% del costo totale.
Possiamo vedere che lo stipendio in busta paga rappresenta poco più della metà del costo totale del lavoro (54%).
La parte rimanente (46%) costituisce il cuneo fiscale e contributivo, vale a dire la somma delle imposte sul reddito da lavoro, dei contributi previdenziali a carico sia del dipendente che del datore di lavoro e dell’assicurazione INAIL.
Riassumendo quanto detto finora, possiamo capire che una delle spese principali per l’impresa sia rappresentata dai contributi previdenziali e assistenziali.
Il cuneo fiscale
Il cuneo fiscale è la differenza tra lo stipendio lordo pagato dal datore di lavoro e lo stipendio netto percepito in busta paga dal lavoratore.
Il cuneo fiscale si calcola sommando tutte le imposte (dirette, indirette, contributi previdenziali) che incidono sul costo del lavoro. Queste gravano sia sui datori di lavoro che sui lavoratori dipendenti, autonomi o liberi professionisti.
Il parametro del cuneo fiscale indica quanto la tassazione influisca sul reddito dei lavoratori, sull’occupazione e sul mercato del lavoro.

L’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Europeo) ha pubblicato un rapporto sull’andamento del cuneo fiscale mettendo a confronto 37 paesi. L’analisi si basa sui dati del 2020 e prende in considerazione anche l’impatto della pandemia Covid-19 ha avuti sul carico fiscale relativo al lavoro dipendente.
Dall’analisi emerge che il cuneo fiscale medio nei paesi europei è del 34,6%. I valori più alti si riscontrano in Belgio (53%), in Germania (49%), in Austria (47,3%), in Francia (46,6%) e in Italia (46,0%).
In Italia il prelievo contributivo è tra i più alti in Europa, anche se nell’ultimo anno il cuneo fiscale è leggermente diminuito per effetto dell’emergenza sanitaria ed economica, che ha spinto i governi ad attuare politiche fiscali a sostegno dei lavoratori.
È chiaro che se si riducessero i costi per i datori di lavoro, aumenterebbe l’occupazione e ne beneficerebbero sia le imprese che i lavoratori.
Abbassare il cuneo fiscale significa diminuire il costo del lavoro per le imprese e favorire le assunzioni, mentre per i lavoratori una tassazione inferiore aumenterebbe le loro risorse economiche e la capacità di acquisto o investimento.
Report OCSE:

Strumenti per ottimizzare il costo del personale
agevolazioni previste dalla legge di bilancio 2021
La Legge di Bilancio 2021 ha previsto alcuni strumenti per ridurre i costi a carico delle aziende e incentivare l’occupazione: tra questi, gli sgravi fiscali per assunzioni di giovani under 36 a tempo indeterminato, sgravi fiscali per l’assunzione di donne over 50, il bonus genitori.
Ottimizzare il costo del personale
Molte aziende in periodi di crisi ricorrono al taglio del personale per contenere i costi dell’impresa. Questa soluzione estrema inizialmente porta ad un risparmio sui costi, ma nel tempo si rivela controproducente: infatti l’impresa perde risorse qualificate e diminuisce la sua competitività sul mercato.
In Italia ci sono delle modalità a disposizione delle imprese per ottimizzare il costo del personale. Si può usufruire di finanziamenti per i corsi di formazione, sgravi contributivi rivolti a determinate categorie di lavoratori, accedere ad agevolazioni in base alle forme contrattuali, utilizzare benefit come i buoni pasto, i buoni carburante, assistenza sanitaria integrativa.
I CCNL, i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, individuano i minimi retributivi e contributivi per ogni categoria rappresentata su base nazionale. Questi si possono utilizzare per ottenere sgravi e agevolazioni fiscali. In caso di assenza di rappresentatività, si fa riferimento al CCNL più simile.
Il consulente del lavoro può aiutare le imprese ad orientarsi tra i CCNL per scegliere quello più adatto alle proprie esigenze. I contratti collettivi sono degli strumenti che possono dare sostegno alle imprese e ai lavoratori contemporaneamente, a partire dallo sviluppo della contrattazione aziendale, della produttività del lavoro e del welfare, fino ad individuare incentivi e forme di retribuzione che consentono di ridurre l’impatto fiscale, incanalando maggiori risorse verso politiche sociali e sostegni ai lavoratori.
I contratti collettivi nazionali sottoscritti da Anpit e Cisal permettono alle imprese di ottimizzare i costi del lavoro proprio grazie a questi strumenti di riduzione del cuneo fiscale, che abbassano la spesa sulla tassazione senza intaccare la busta paga netta del lavoratore.
I CCNL sottoscritti da Anpit e Cisal sono regolarmente registrati al CNEL e al Ministero del Lavoro, che li hanno inseriti tra i contratti collettivi in vigore sul territorio nazionale.
Si possono consultare su questo sito alla pagina Contratti Nazionali Vigenti.
conclusioni
L’insieme dei costi relativi al personale, includendo salari, imposte e benefit, può rappresentare fino al 70% dei costi aziendali totali. Questo è il motivo per cui le imprese tendono ad impiegare meno dipendenti e meno risorse, ma ridurre il personale organico può portare un risparmio immediato, ma si rivela una strategia controproducente sul lungo periodo, perché mina alla sopravvivenza dell’azienda stessa.
È chiaro che questo modo di agire sia conveniente per le imprese nell’immediato, ma sul lungo periodo si riveli un limite alla crescita e all’innovazione.
Cosa si può fare per superare questa situazione?
La soluzione più utile è di riuscire ad contenere i costi del lavoro senza intaccare lo stipendio dei dipendenti, andando quindi ad agire sulla riduzione del cuneo fiscale. In questo modo si ha un vantaggio sia per i lavoratori che per gli imprenditori, e si sbloccano importanti risorse finanziarie che permettono all’impresa di investire maggiormente nello sviluppo.
Scritto da Anpit Piemonte
Aggiornato il 12 Ottobre 2021
Approfondimenti utili
Archivio aggiornamenti fiscali – Sistemapiemonte
Quanto costa davvero assumere un dipendente?
Calcolo busta paga dal netto al lordo
Confindustria – Costo del lavoro: Quanto costa un lavoratore dipendente?
Gestione HR: come ottimizzare i costi diretti e indiretti – La Meridiana
Apindustria Venezia – Il welfare aziendale abbatte il costo del lavoro
Welfare Aziendale con Easy Welfare Edenred
Welfare On Demand, il welfare su misura
Welfare contrattuale – CCNL Studi Professionali
Health Italia S.p.A. – Soluzioni di sanità integrativa e sostitutiva
Eureka Previdenza – Riduzione del cuneo fiscale
OCSE – Cuneo Fiscale diminuisce ma vale il 46% della busta paga
Consulenti del Lavoro – Calderone: necessari investimenti e riduzione del cuneo fiscale
Rinnovo CCNL settore metalmeccanico – Welfare contrattuale – www.bollettinoadapt.it