Un’opportunità per aziende, dipendenti e territori
Anche per il 2021 il legislatore, con la conversione in Legge del decreto Sostegni, ha deciso di aumentare il limite esente per i beni in natura (C.d. Fringe benefits) offerti dal datore di lavoro ai propri dipendenti a 516,46 €, confermando la previsione contenuta nel Decreto Agosto del 2020. Normalmente, questo limite è fissato alla cifra di 258,23 €. Questa decisione è stata presa per supportare principalmente i beneficiari dei piani di welfare aziendale e fornire una spinta ai consumi.
Per capire davvero la portata della notizia sopra riportata, è necessario comprendere il funzionamento di un piano di welfare aziendale e quali sono i reali vantaggi che apporta ad una azienda e ai suoi dipendenti.
COS’E’ IL WELFARE AZIENDALE
Il Welfare aziendale è definito come l’insieme delle iniziative promosse da parte del datore di lavoro volte a incrementare il benessere del lavoratore e della sua famiglia attraverso una alternativa ripartizione della retribuzione, che può consistere nella fornitura diretta di servizi, o, in alcuni casi, nel rimborso per le spese sostenute per alcune tipologie di servizi, o in un mix delle due soluzioni.
Sostanzialmente, è possibile per il datore di lavoro offrire a tutti i propri dipendenti, oppure a categorie omogenee di dipendenti, in luogo di normale retribuzione, beni e servizi che abbiano lo scopo di migliorare il loro benessere e quello dei loro familiari.
Questo permette al datore di lavoro e al lavoratore un notevole risparmio, contributivo e fiscale. Infatti, se il datore di lavoro fornisce ai propri dipendenti beni e servizi per 1000 €, il lavoratore riceverà beni e servizi per 1000 €.
Per meglio comprendere come funziona il risparmio da parte dell’azienda e del lavoratore è possibile raffrontare i seguenti grafici.
Nel grafico sopra riportato viene rappresentata la normale retribuzione in busta paga di un importo lordo di 1.000€. Si evince dal grafico che, a fronte di una spesa per il datore di lavoro di circa 1400 €, al dipendente resta un netto di circa 600 €.
Nel grafico sopra, invece, viene rappresentato il premio di 1000 €, erogato al dipendente tramite il welfare aziendale. Il datore di lavoro risparmia circa 400 € di contributi e il lavoratore ottiene un maggior potere d’acquisto, anch’esso stimato in circa 400 €.
Il welfare aziendale è uno strumento molto importante che sta prendendo piede anche nelle PMI. Negli ultimi cinque anni, le aziende che hanno introdotto politiche di welfare aziendale sono cresciute costantemente.
LE FONTI DI FINANZIAMENTO DI UN PIANO DI WELFARE AZIENDALE
E’ possibile introdurre un piano di welfare in azienda in tre modi.
La prima fonte di finanziamento è il cosiddetto Welfare obbligatorio. Esistono alcuni CCNL che prevedono l’obbligatorietà per il datore di lavoro, di fornire una certa cifra (solitamente molto contenuta) in strumenti di Welfare aziendale ai propri dipendenti.
La seconda fonte di finanziamento per un piano di welfare aziendale è la conversione di un premio di risultato. Previo accordo sindacale, è infatti possibile dare l’opportunità ai dipendenti di convertire parte o tutto del proprio PDR in strumenti di Welfare aziendale. Questo permette alle aziende di risparmiare e ai dipendenti di ottenere di più.
Terza fonte di finanziamento è costituita dal cosiddetto “Welfare on Top”.
In questo caso il datore di lavoro decide di offrire a tutti i propri dipendenti, oppure, a categorie omogenee di essi, un credito da spendere in strumenti di welfare aziendale. E’ possibile introdurre il Welfare on top tramite accordo, oppure, tramite regolamento aziendale.
LE CATEGORIE DI BENI E SERVIZI
Le categorie di benefit inseribili all’interno di un piano di welfare aziendale sono previste dalla legge, all’articolo 51 e 100 del T.U.I.R. Tutte le categorie previste per legge servono ad incrementare il benessere del dipendente e sono le seguenti:
Il limite di 258 € previsto per la categoria “Buoni acquisto” è stato aumentato per il 2021 a 516,46 €.
Osservando le categorie di benefit previsti per legge all’interno di un piano di welfare, è quindi possibile comprendere come tutti i dipendenti possano trarre vantaggio da un piano di welfare aziendale ben strutturato.
Infatti, tutti nella vita sostengono spese che rientrano in almeno una delle categorie sopra riportate. L’introduzione di un piano di welfare contribuisce quindi per il dipendente, nell’aumento del proprio potere d’acquisto per effettuare spese, che comunque sosterrebbe. Semplicemente lo fa in un modo diverso.
Per quanto riguarda la categoria dei buoni acquisto, che presenta una limitazione di spesa, normalmente di 258,23 € (per il 2021 tale limite, come detto nell’incipit di queso articolo, è stato raddoppiato) il datore di lavoro fornisce al dipendente buoni spesa, buoni carburante, gift card. Per le categorie di spesa ad acquisto diretto, è possibile invece “spendere” il proprio credito tramite i cosiddetti voucher, mentre è possibile per categorie come l’assistenza sanitaria e la previdenza, per il datore di lavoro, effettuare dei versamenti.
Il piano di welfare aziendale deve essere introdotto in azienda seguendo uno schema preciso, per massimizzarne l’efficacia, così come di seguito riportato.
IL WELFARE COME INVESTIMENTO
Il Welfare aziendale porta dei considerevoli vantaggi immediatamente percepibili, a livello di risparmio per l’azienda e per il lavoratore. Per tutti i principi sopra esposti, infatti, il datore di lavoro spende esattamente quello che il lavoratore riceve.
Il vantaggio cui spesso non viene dato il risalto che merita, è che l’introduzione di un piano di welfare aziendale è un investimento a lungo termine effettuato dal datore di lavoro sulle proprie risorse umane. E’ infatti dimostrato che con il welfare il dipendente si sente ascoltato e, riuscendo a soddisfare meglio le necessità proprie e della sua famiglia, è più felice. Grazie a questo, il dipendente più felice diventa più produttivo, aumentando il suo senso di appartenenza all’azienda. In questo modo, diminuisce il turnover, incrementando il risparmio dell’azienda a medio-lungo termine e incrementando il fatturato. Le politiche di welfare aziendale sono anche un modo per attrarre i talenti, diminuendo quindi, come già detto il turnover, e conseguentemente le spese legate alla ricerca e selezione del personale.
LA GESTIONE DEL PIANO DI WELFARE AZIENDALE
Il datore di lavoro può gestire il piano di welfare aziendale internamente. Si deve occupare, una volta creato l’accordo o il regolamento, di effettuare una survey tra i dipendenti per stabilire quali sono le loro necessità e, di conseguenza, stipulare le convenzioni con tutti i fornitori di beni e servizi necessarie a soddisfare le loro esigenze.
Una volta che le convenzioni saranno state stipulate sarà necessario rendere disponibili ai dipendenti tutti i benefit offerti dai fornitori che durante il periodo di validità del regolamento saranno convenzionati, e quindi predisporre la modulistica necessaria alle richieste dei dipendenti, che dovranno essere evase nei tempi stabiliti dal regolamento.
Sarà poi necessario valutare l’impatto delle misure di welfare e condurre un’analisi sulla soddisfazione dei dipendenti per valutare se fossero necessari dei cambiamenti.
Inoltre, il datore di lavoro dovrebbe gestire tutta la parte legata alla fatturazione dei benefit e l’erogazione dei c.d. voucher ai dipendenti, nonchè gestire correttamente tutte le richieste di rimborso per le categorie di spesa per cui è prevista tale possibilità.
E’ possibile però, per il datore di lavoro, esternalizzare completamente il processo di gestione del welfare aziendale.
Esistono infatti le cosiddette piattaforme per il welfare che mettono a disposizione dei dipendenti un servizio raggiungibile 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 tramite web, tramite le quali è possibile scegliere i benefit desiderati, gestire le proprie pratiche di rimborso e effettuare tutte le operazioni inerenti il proprio piano di welfare.
La piattaforma agisce per conto di un mandato da parte dell’azienda e fa da intermediario tra dipendente, fornitori di benefit e datore di lavoro.
Tramite la piattaforma il datore di lavoro non ha più alcuna incombenza amministrativa relativa alla gestione del welfare.
E’ importante però, per le aziende, scegliere la piattaforma in grado di apportare la maggiore utilità ai dipendenti. Caratteristica fondamentale a tal proposito è la possibilità di proporre convenzionamenti “on demand”, in modo che il dipendente possa proporre il convenzionamento di qualsiasi fornitore desiderato, andando a costruire il cosiddetto welfare di territorio.
In questo modo davvero il piano di welfare apporterà una utilità reale a tutti, aziende, dipendenti e territori di riferimento.
dott. Enrico Aimè
Per approfondimenti:
In cosa consiste il welfare aziendale. DaQuiFinanza
Legge di bilancio 2020, welfare aziendale. Da Firt Cisl
Welfare aziendale e legge di Bilancio 2021: vince il rinvio. Da AIWA